venerdì 6 gennaio 2012

Émile POUGET


Émile Pouget (Salles-de-Source, Aveyron, Francia, 12 ottobre 1860 - Lozère, Francia, 21 luglio 1931), è stato uno dei militanti anarchici più rappresentativi del movimento operaio francese, la cui influenza, insieme a quella di Fernand Pelloutier, tra la fine del XIX° secolo e l’inizio del XX°, fu decisiva per lo sviluppo delle tematiche sindacaliste rivoluzionarie.

Biografia
Émile Pouget nasce il 12 ottobre 1860 a Salles-de-Source, nell'Aveyron (sud della Francia), in una famiglia prossima alle idee socialiste di Fourier. Nel 1871, durante il processo ai danni dei comunardi di Narbonne, il giovanissimo Pouget si distingue per la continua incitazione alla rivolta attraverso le pagine del suo giornale, Le Lycéen républicain.
Dopo aver frequentato il liceo di Rodez è costretto ad interrompere gli studi a causa delle ristrettezze economiche. Nel 1875 giunge a Parigi, dove trova lavoro come impiegato presso un grande magazzino. Nella capitale francese inizia a frequentare le pubbliche riunioni dei “discepoli” di Bakunin e dal 1879 partecipa alla fondazione del Syndicat des employés du textile (Sindacato degli impiegati del tessile). Nel 1881 si reca a Londra per incontrare gli anarchici riuniti in un Congresso Internazionale. Partecipa a numerosissime manifestazioni e, nel 1883, dopo un incontro a Parigi con i disoccupati, prende parte all'assalto dei forni. É arrestato in piazza Maubert mentre prova a liberare Louise Michel.
Condannato in tribunale ad otto anni di carcere, viene liberato dopo tre in seguito ad un’amnistia. A questo punto rientra puntualmente nella vita militante, proseguendo instancabilmente nella propaganda rivoluzionaria. Nel 1889 pubblica, insieme a Constant Martin, il Ca ira, dove si esprime con un linguaggio semplice e comprensibile anche alle persone meno colte. Nel 1889 fonda il Père Peinard, un giornale spiccatamente anarchico ed ispirato al Père Duchesne di Hébert (esponente degli arrabbiati, gli Enragés, l'ala sanculotta più radicale della rivoluzione francese).
Nel 1894, in seguito alla repressione dei media anarchici, Pouget si rifugia a Londra da dove continua la stampa del «Père Peinard», che viene poi inviato clandestinamente in Francia. Nel 1895, dopo l'elezione alla presidenza della repubblica di Felix Faure, viene amnistiato e può rientrare in Francia.
Riprende allora la pubblicazione del giornale, che risulta sempre molto gradito soprattutto nei villaggi e nei quartieri più poveri.
La fine del XIX secolo vede proprio l’esplosione del sindacalismo e lui vi si dedica con grande passione, soprattutto dopo una serie di conversazioni con Fernand Pelloutier ( 1894). Il «Père Peinard» propone, fin dal 1889, lo sciopero generale e l'azione diretta quale principale mezzo di lotta, raccomandando anche l’ingresso degli anarchici nei sindacati. Nel 1895, in un articolo del «Père Peinard», introduce il termine sabotaggio, sviscerandone meglio il significato durante il congresso di Tolosa del 1897, in cui parla anche dell'importanza del boicottaggio.
L’idea è comunque quella di pubblicare un giornale che abbracci tutte le tendenze rivoluzionarie. Collabora al Journal du Peuple di Sébastien Faure e, durante il congresso dei sindacati di Tolosa del 1900, decide la creazione di un organo di stampa sindacalista, la Voix du peuple, di cui Pouget diviene segretario di redazione dal 1° dicembre 1900. Dal 1901 (dal 1901 al 1908) diviene anche segretario della CGT, che allora aveva caratteri marcatamente rivoluzionari.
Pouget in ogni caso si distingue sempre per la chiarezza del linguaggio e per l’ampiezza delle sue vedute. Il suo punto fermo era la questione dell’azione e dell'organizzazione sindacale. Scrive nella Voix du peuple: «Il miglioramento strappato ai privilegi è proporzionale alla coscienza dei lavoratori, al loro grado di coesione, alla loro resistenza».
Nel 1906 partecipa all’elaborazione della Charte d'Amiens, risultato dell'omonimo congresso. Dopo avere collaborato a numerosi giornali, pubblica un nuovo quotidiano, insieme a Griffuelhes e Monatte, «Révolution», che cesserà le pubblicazioni dopo due mesi (marzo 1909), Pouget, certamente per stanchezza, ma anche a causa della deriva riformista della CGT che lo mette in minoranza, cessa la militanza, dedicandosi al lavoro per potersi mantenere in vita, fino alla sua morte avvenuta il 21 luglio 1931.

Il pensiero e l’azione
Il pensiero di Pouget andava di pari passo con l’azione, le sue idee erano ampie e non ristrette ad un solo ambito. Egli intendeva svegliare nel popolo la ribellione per troppo tempo sopita, solidarizzando con ogni qualsivoglia genere di rivolta: individuali, collettive, coscienti o non coscienti.
Anarchico di grande temperamento, vedeva nell'azione sindacale un efficace mezzo per giungere alla rivoluzione, e vi si dedicò con anima e cuore. Anticlericale, antiparlamentare, antimilitarista, attaccava con veemenza le istituzioni, sviscerando gli inganni del capitalismo e anche dei partiti cosiddetti operai, come per esempio quelli che facevano capo a Jules Guesde. Attraverso i suoi giornali si rivolgeva direttamente a tutti gli sfruttati, attraverso un linguaggio semplice e comprensibile a chiunque, senza alcuna deriva intellettualistica.
Nel campo sindacale si batté in particolare per la rivendicazione del riposo settimanale, la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore, la propaganda antimilitarista e l’azione diretta. La sua massima più conosciuta, «A cattiva paga, cattivo lavoro», è indicativa di come egli intendesse la lotta sindacale.

Opere
Il sabotaggio, editore Massari;

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