domenica 11 dicembre 2011

notizie su Armando Borghi

Armando Borghi
nasce a Castel Bolognese (RA) [1] il 6 aprile 1882 presso una modesta famiglia. Il padre fu giornalista, sindacalista ed internazionalista, vicino alle idee di Bakunin e di Andrea Costa, prima che questi venisse eletto come deputato socialista.

Scoperta dell'anarchismo e inizio della militanza
Grazie all’influenza del padre e dell’ambiente familiare, che gli mette a disposizione moltissimi libri, opuscoli, giornali internazionalisti e libertari, diviene anarchico in giovanissima età. Altri libri e giornali riceve anche da Serafino Mazzotti, intimo amico di Bakunin, anche se decisiva per la sua formazione pare essere la nascita de «L’Agitazione», il settimanale anarchico fondato nel 1897 ad Ancona da Errico Malatesta.
Nel 1898, a soli 16 anni, assiste ad un processo a carico di Malatesta. Nello stesso anno partecipa ai “moti per il pane” di Castel Bolognese e altri centri. Ricercato dalla polizia fugge ad Imola e poi a Bologna, dove lavora come lavapiatti e prosegue gli studi. Dopo il regicidio di Umberto I prende posizione in favore di Gaetano Bresci e per questo è costretto a nascondersi per un po’ nelle campagne bolognesi. Rientrato a Bologna, costituisce un gruppo anarchico, dove si distingue per le sue capacità oratorie.
Antimilitarista convinto viene arrestato nel 1902 per incitazione alla renitenza alla leva. Più volte arrestato, talvolta riesce a fuggire dalle mani della polizia (es. il 23 ottobre 1905 evade durante il trasferimento alle carceri di Faenza da Castel Bolognese).
Nel maggio 1906 è chiamato a Ravenna a diviene direttore del settimanale "L’Aurora", dove pubblica una serie di racconti poi riuniti nell’opuscolo Il nostro e l’altrui individualismo (1907). In questo testo critica l’individualismo stirneriano (l'antagonismo di Borghi all'individualismo «scaturisce un’opposta maniera di concepire la vita e la lotta»), ritenendolo addirittura estraneo al movimento anarchico, dichiarandosi però contrario agli eccessi organizzativi e collocandosi nell’ambito del comunismo anarchico antiorganizzatore di stampo Kropotkiniano, in cui l’azione individuale deve essere coordinata, senza dogmi o norme restrittive, con quella collettiva.
Identici concetti vengono espressi in Gli anarchici di fronte all’individualismo stirneriano, pubblicato su «Il Pensiero». Promuove la "Biblioteca Lux" con lo scopo di difavorire la pubblicazione e la diffusione di opuscoli antimilitaristi. Dal luglio 1907 al 1910 svolge le mansioni di segretario del Sindacato provinciale edile (sindacato autonomo dalla Federazione nazionale e dalla CGL, entrambi in mano ai riformisti socialisti). Si unisce ai sindacalisti rivoluzionari contro la fazione riformista della Camera del lavoro, da cui scaturiranno due CdL, una riformista ed una rivoluzionaria nelle mani di sindacalisti e anarchici.
Borghi propugna l’azione diretta, l’organizzazione decentrata e federativa, individuando nel sindacalismo un mezzo decisivo per la costituzione di una società libertaria. Nel settembre 1909 è arrestato alla stazione ferroviaria di Brescia, picchiato per una notte intera e rimesso in libertà la mattina successiva. Nel 1911 viene denunciato per il suo sostegno agli operai metallurgici di Piombino in lotta. Collabora, dal 1910 al 1913, a «L’Agitatore» di Bologna , dove scrive anche un articolo in sostegno ad Augusto Masetti. Inizia ad avere forti legami con gli anarchici “stranieri”, frequenta gli ambienti della "Bataille syndicaliste", «Les Temps Nouveaux» di Jean Grave, "Le Libertaire". Entra inoltre in rapporti con Sébastien Faure, Charles Malato, James Guillaume e Amilcare Cipriani.
Espulso dalla Svizzera, dove si era recato per una conferenza, ritorna in Francia e poi in Italia, dove aderisce all’Unione Sindacale Italiana. Pubblica Fernand Pelloutier nel sindacalismo francese. E in Italia? (1913), in cui si avvicina indissolubilmente al sindacalismo rivoluzionario radicale. Al II Congresso dell’USI (Milano, 4-7 dicembre 1913) presenta una relazione sullo sciopero generale («L’Internazionale», 4 dicembre 1913). Va a convivere con l’operaia Ornella Fabbri, dalla cui relazione nasce nel 1914 un figlio, Comunardo, a cui poi le autorità imporranno il nome Patrizio.

Prima della Grande Guerra
E’ attivo durante la settimana rossa e per un soffio sfugge all’arresto. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale si schiera contro la guerra, scontrandosi all'interno dell'USI con con le tesi interventiste di Alceste De Ambris (i sindacalisti interventisti usciranno dall’USI per dar vita alla UIL).
Borghi diviene segretario nazionale dell’USI, poi fonda e dirige il nuovo organo nazionale della stessa, «Guerra di classe» (dal 1968 assumerà la denominazione di «Lotta di classe)». In novembre viene arrestato per i fatti della Settimana rossa e ritorna in libertà nel gennaio 1915 per effetto di un’amnistia. Nel 1915 si trasferisce per un po’ a Modena e Piacenza, dove continua a lottare contro la guerra.
Nell’aprile 1916 viene internato a Firenze e poi nella vicina Impruneta. Nel giugno dello stesso anno riesce a partecipare al Convegno anarchico clandestino di Firenze. Alla fine del 1916 muore la sua compagna, poi viene internato a Isernia, ma nonostante tutto riesce ugualmente a mantenere i contatti con l’USI e gli anarchici, anche grazie a Virgilia D'Andrea, che diverrà la sua nuova compagna. Liberato nel dicembre 1918 si trasferisce a Firenze e poi a Bologna.

Il primo dopoguerra, l’avvento del fascismo e la rivoluzione russa
Dopo la fine della prima guerra mondiale Borghi diviene uno delle figure di spicco della sinistra rivoluzionaria. Durante il Biennio rosso l’USI, che nel 1913 aveva circa 100mila aderenti, conta più di 300mila iscritti. Nel dicembre 1918 Armando Borghi si oppone alla confluenza dell’USI nella CGL, proponendo la nascita di un nuovo organismo eletto dalla base, ma la CGL rifiuta la proposta.
Nell’aprile 1919, dopo le ennesime violenze fasciste propone l'unità antifascista attraverso un comitato di rappresentanti dell'USI, CGL, PSI, Unione Anarchica Italiana e SFI. Arrestato precauzionalmente prima dello "sciopero" del 21 luglio 1919, partecipa allo sviluppo dei Consigli di Fabbrica, collabora alla fondazione di «Umanità Nova» e partecipa al Congresso di Bologna della Unione Anarchica Italiana (1-4 luglio 1920), appoggiando Maurizio Garino, relatore sui Consigli di Fabbrica, contro la diffidenza di molti compagni. Non si mostra contrario all’adesione alla III Internazionale, speranzoso di fermare la deriva autoritaria della Rivoluzione Russa, anche se in molti sospettano che possa avere avuto delle "tentazioni" bolsceviche.
Nell’estate 1920 giunge in Russia per partecipare al Congresso di costituzione dell’Internazionale dei Sindacati Rossi (ISR), dove incontra Zinoviev, Lenin, Victor Serge e Kropotkin. Deluso rientra in Italia, dove è in atto l’occupazione delle fabbriche. Il 13 ottobre viene arrestato, poi la stessa sorte tocca a Malatesta e altri 20 militanti anarchici (Corrado Quaglino, Nella Giacomelli, ecc.) con l’accusa di «cospirazione contro lo Stato» ed «associazione a delinquere». Si sviluppano agitazioni in tutta Italia in loro favore e nel marzo 1921 scoppia una bomba anarchica al Teatro Diana di Milano che sia Borghi che Malatesta condanneranno duramente.
Il 26 luglio inizia il processo a loro carico, grazie a Francesco Saverio Merlino, loro avvocato, vengono assolti. Uscito dal carcere oramai il fascismo imperversa e scopre anche che una delegazione dell’USI, nel luglio 1921, aveva firmato a Mosca un documento di unità coi comunisti e di adesione all’ISR (sola condizione, che resti indipendente dall’Internazionale Comunista). Borghi sconfessa subito l’operato della delegazione, annulla l’adesione all’ISR e poi si dimette anche dalla segreteria dell’USI. Nel IV Congresso dell’USI (Roma, 10-13 marzo 1922) la corrente favorevole all’ISR (Nicola Vecchi e Giuseppe Di Vittorio) è sconfitta dalla maggioranza (Borghi, Giovannetti e Carlo Nencini) che si oppone alla politica marxista. L’USI si divide quindi in due.
In Anarchismo e sindacalismo Borghi condanna senza mezzi termini l’autoritarismo, lo statalismo, il bolscevismo e ribadisce l’indipendenza del sindacato da ogni movimento politico, compresa la Unione Anarchica Italiana. Dopo la marcia su Roma, Borghi lascia l’Italia per Berlino, dove partecipa al Congresso dell’AIT (25 dicembre 19222 gennaio 1923) che darà vita all’Internazionale anarco-sindacalista. Come suo rappresentante è inviato in diversi paesi, dove partecipa a discussioni e comizi. Trasferitosi brevemente in Francia, pubblica L’Italia tra due Crispi. Cause e conseguenze di una rivoluzione mancata (1924), in cui ricostruisce i fatti del biennio rosso. Si impegna, in pieno fascismo, per la riorganizzazione degli anarchici e contro le provocazioni di personaggi come Ricciotti Garibaldi jr [2] [3].

Il periodo americano
Alla fine del 1926 è a New York, su invito del periodico «Il Proletario», dove tiene alcune conferenze. Seguito successivamente da alcuni compagni, dal figlio ed amici decide di stabilirsi a New York, dove si lega al gruppo de «L’Adunata dei Refrattari», di tendenza antiorganizzatrice. Anche negli USA proclama l’intransigenza assoluta nei confronti dei comunisti autoritari, il fascismo, l’antifascismo democratico ecc., entrando in polemica con la corrente anarchica de «Il Martello» di Carlo Tresca. Pubblica Mussolini in camicia (1927), che suscita molto scalpore. La polizia italiana, da sempre sulle sue tracce, ne chiede il fermo alle autorità statunitensi: nel giugno 1927 subisce un primo arresto durante la campagna in favore di Sacco e Vanzetti (sarà rilasciato dietro cauzione, grazie ad un Comitato pro-Borghi). Nell’aprile 1930 fugge all'ennesimo tentativo di arresto, in seguito al quale rimarrà ucciso il giovane anarchico, Carlo Mazzola. Vive un po’ in clandestinità pubblicando opuscoli e articoli contro il fascismo, firmati con pseudonimi disparati ("Vattelapesca", "Armando Vattelapesca", "Etimo Vero", "Girarrosto", "Ihgrob", "Il ciabattino ribelle").
Nel 1933 muore Virgilia D'Andrea, sua compagna di vita e di ideali politici. Successivamente si lega all’anarchica Catina Ciullo. Segue con partecipazione agli eventi della rivoluzione spagnola, dove invece si reca il figlio.
Il 30 novembre 1940 viene arrestato e incarcerato. E’ liberato dopo 4 mesi grazie ad Arturo e Walter Toscanini e di Gaetano Salvemini. Nel luglio 1944 prova a rientrare in Italia, ma le autorità americane gli negano l’espatrio, che avverrà solo nel 1945.

Il secondo dopo guerra
In Italia trova una situazione difficile, tutto il movimento anarchico è da ricostruire. Dopo la morte di Malatesta, Luigi Fabbri e Camillo Berneri, Borghi è considerato l’ultimo dei grandi anarchici italiani. Diffonde le sue idee antiorganizzatrici e contro la ricostruzione dell’USI, partecipando ovunque a dibattiti e comizi, redige opuscoli e pubblica Conferma anarchica (Due anni in Italia) (1949), un resoconto completo dell’atmosfera che si respirava in quegli anni.
Nel 1948 Borghi ritorna negli Stati Uniti, dove resta fino al 1953. Rientra in Italia, partecipa al V Congresso della FAI (Civitavecchia, 19-22 marzo 1953) dove viene nominato direttore di «Umanità Nova». Nel 1954 esce il suo libro più noto, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), con prefazione di Gaetano Salvemini. Collabora a «Il Mondo» e «Il Ponte», appoggia gli insorti della rivoluzione ungherese del 1956 e si schiera contro i controrivoluzionari americani della “Baia dei Porci” (Giù le mani da Cuba, «Umanità Nova», 28 ottobre 1962). Al Congressi della FAI di Senigallia ( 7-9 dicembre 1962) denuncia l’involuzione autoritaria castrista, schierandosi però contro gli USA e contro i presunti anarchici esuli cubani (considerati provocatori al soldo degli americani). Al Congresso di Carrara (31 ottobre-5 novembre 1965) prevale la corrente organizzatrice, in antitesi alle posizioni della corrente borghiana, allora Armando Borghi decide di lasciare la direzione di «Umanità Nova», appoggiando la nascita dei GIA (sostenuta, tra gli altri, anche da Pio Turroni e Aurelio Chessa).
Armando Borgi muore a Roma, dopo una lunga malattia, il 21 aprile 1968. È stato sepolto nel suo paese natale, Castel Bolognese.

Note
1] Castel Bolognese è stato anche il paese natale di Giovanni Forbicini, altro celebre anarchico italiano
2]  Ricciotti Garibaldi jr, nipote di Giuseppe Garibladi, considerato una figura prestigiosa dell'antifascismo in esilio in Francia, viene smascherato come un agente provocatore al servizio della polizia segreta di Mussolini. Egli stava organizzando, protetto dalla polizia segreta farncese, una legione di rifugiati antifascisti con lo scopo dichiarato di rientrare in Italia per rovesciare il regime fascista. L'episodio è narrato da Armando Borghi in Mezzo secolo di Anarchia. Si veda anche Articolo comidad
3] I “garibaldini” sono collegati al colonnello catalano Macià, che prepara una spedizione in Spagna per rovesciare il “Mussolini spagnolo” Miguel Primo de Rivera. Ma fra i congiurati non mancano spie e provocatori, il più noto dei quali è un degenere nipote dell'eroe dei due mondi, Ricciotti Garibaldi, da tempo al soldo della polizia fascista. Così la spedizione di Macià sfuma fra polemiche furibonde e il movimento anarchico esce dalla vicenda profondamente lacerato. Si veda anche La risveglia.

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