mercoledì 28 dicembre 2011

Italia 1904: il primo sciopero generale nazionale

Il primo sciopero generale in Italia
Nel settembre del 1904 i lavoratori italiani, guidati dai socialisti rivoluzionari, sperimentano per la prima volta il sistema di lotta sociale propugnato in Francia da Georges Eugène Sorel: lo sciopero generale. In solidarietà per l'uccisione di 4 minatori sardi, durante una rivolta operaia, scoppiata per reclamare migliori condizioni lavorative e salari più alti, avvenuta il 4 settembre 1904, nelle miniere di Buggerru, da parte delle truppe inviate da Giolitti, per quattro giorni consecutivi ogni attività del paese rimane paralizzata: i giornali non escono, le fabbriche si fermano, i servizi pubblici non funzionano e a Venezia perfino i gondolieri incrociano le braccia. Giovanni Giolitti, capo del governo sin dal novembre 1903, ignorando le esortazioni dei conservatori ad usare le maniere forti, si astiene dall'intervenire, lasciando che siano le forze sociali in lotta (i padroni da una parte ed i lavoratori dall'altra) a risolvere i loro contrasti, secondo una linea di equilibrio che sarà determinata dai rapporti di forza esistenti fra le due parti. In tal modo egli attira su di sé le accuse di debolezza e, peggio, di vigliaccheria da parte dei proprietari (di quelli terrieri non meno che degli industriali), ma ottiene di riflesso un risultato di estrema importanza. Enrico Ferri, Enrico Leone e soprattutto Arturo Labriola e gli altri rivoluzionari sostenitori dello sciopero avevano fatto conto sulla reazione del potere costituito come pretesto per scatenare la violenza di piazza. Ora, di fronte all'atteggiamento neutrale della forza pubblica, sono sconcertati, incapaci di ricavare, in termini politici, un qualche vantaggio da un'iniziativa che pure ha avuto un grosso successo di partecipazione. L'arma dello sciopero generale, tanto paventata dalla borghesia e, in fondo, sgradita agli stessi socialisti moderati come Filippo Turati, si dimostra per quel che è: un'arma spuntata e sostanzialmente innocua, quando lo Stato sa stare al gioco. Non solo, ma tutto questo, mentre crea difficoltà agli estremisti, dà vigore all'ala riformista del partito socialista. Grazie all'equilibrio e all'intelligenza politica di uomini come Giolitti, si viene dunque radicando anche in Italia un sistema di più eque contrattazioni nelle controversie di lavoro, e l'epidemia di scioperi che si verificano in questo periodo è non solo indizio di maggiore libertà, ma chiaro sintomo del generale miglioramento nelle condizioni economiche del paese. I salari aumentano nelle campagne, il vitto è più abbondante, migliorano le condizioni igienico-sanitarie e quasi ovunque diminuisce sensibilmente l'indice di mortalità. Ma le cause vere della nuova prosperità sono altre: tra le tante, si possono citare la fine della guerra doganale con la Francia, l'espansione del movimento cooperativistico, l'emigrazione, vera valvola di scarico della sovrappopolazione e delle tensioni sociali che ne scaturiscono, e l'accresciuto utilizzo dell'energia elettrica

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