giovedì 29 dicembre 2011

I Fasci siciliani (1891-1893)

« ...questi tumulti hanno rivelato condizioni tali, che non possono e non devono assolutamente durare, per l'onore d'Italia e della razza umana; hanno reso necessaria una fraterna intesa di tutti i partiti democratici in un ideale, in una fede, in un'opera comune; hanno ridotto la questione sociale all'aut aut degli scolastici.» (M. Rapisardi, Lettera a Napoleone Colajanni, Catania 1894)
I Fasci siciliani (detti anche Fasci Siciliani dei Lavoratori) furono un movimento di massa di ispirazione democratica e socialista, sviluppatosi in Sicilia dal 1891 al 1893, fra proletariato urbano, braccianti agricoli, minatori ed operai. Fu sopito solo dopo un intervento militare durante il governo Crispi.
Profilo storico
Sull'esempio dei fasci operai nati nell'Italia centro-settentrionale, il movimento fu un tentativo di riscatto delle classi meno abbienti e, inizialmente, era formato dal proletariato urbano, a cui si aggiunsero braccianti agricoli, "zolfatai" (minatori), lavoratori della marineria ed operai. Essi protestavano sia contro la proprietà terriera siciliana, sia contro lo Stato che appoggiava apertamente la classe benestante. La società siciliana era all'epoca parecchio arretrata, il feudalesimo, sebbene abolito (dagli stessi aristocratici illuminati) agli inizi del XIX secolo, aveva condizionato la distribuzione delle terre e quindi delle ricchezze. L'unità d'Italia d'altro canto, non aveva portato i benefici sociali sperati ed il malcontento covava fra i ceti più umili. Il movimento chiedeva fondamentalmente delle riforme, soprattutto fiscali ed una più radicale nell'ambito agrario, che permettesse una revisione dei patti agrari (abolizione delle gabelle) e la redistribuzione delle terre.
La costituzione dei Fasci e il massacro di Caltavuturo
I Fasci furono ufficialmente fondati il 1 maggio del 1891, a Catania ad opera Giuseppe de Felice Giuffrida. Il movimento era però nato in maniera spontanea già alcuni anni prima a Messina. A questo fece seguito il Fascio di Palermo (29 giugno 1892) guidato da Rosario Garibaldi Bosco e la costituzione del Partito dei Lavoratori Italiani (agosto 1892). A questi due fasci se ne aggiunsero altri e, già alla fine del 1892, il movimento si era diffuso in tutto il resto dell'isola con sedi in ogni capoluogo, tranne Caltanissetta. Il 20 gennaio 1893, a Caltavuturo (PA), 500 contadini, di ritorno dall'occupazione simbolica di alcune terre del demanio, vennero dispersi da soldati e carabinieri armati di fucile, e tredici manifestanti caddero vittime. A seguito di tale massacro furono organizzate numerose manifestazioni di solidarietà sia da parte dei Fasci, che sul piano nazionale, ed aumentò l'esasperazione dello scontro sociale.
Il Congresso di Palermo
Il 21 e 22 maggio 1893 si tenne il congresso di Palermo cui parteciparono 500 delegati di quasi 90 Fasci e circoli socialisti. Venne eletto il Comitato Centrale, composto da nove membri: Giacomo Montalto per la provincia di Trapani, Nicola Petrina per la provincia di Messina, Giuseppe De Felice Giuffrida per la provincia di Catania, Luigi Leone per la provincia di Siracusa, Antonio Licata per la provincia di Girgenti, Agostino Lo Piano Pomar per la provincia di Caltanissetta, Rosario Garibaldi Bosco, Nicola Barbato e Bernardino Verro per la provincia di Palermo
L'apice del movimento fu raggiunto nell'autunno del 1893, quando il movimento organizzò scioperi in tutta l'isola e tentò un'effimera insurrezione. La società siciliana fu sconvolta, ovunque si ebbero violenti scontri sociali, ed il movimento dettò le proprie condizioni alla proprietà terriera per il rinnovo dei contratti.
La repressione
In questo contesto, il presidente del consiglio Francesco Crispi, siciliano di origini arbëresh, nel tentativo di ristabilire l'ordine e ascoltando solo le istanze dei possidenti, adottò la linea dura con un intervento militare. Il movimento fu sciolto nel 1894 e i capi vennero arrestati dal Commissario Regio Roberto Morra di Lavriano. Il 30 maggio il tribunale militare di Palermo condannò Giuseppe de Felice Giuffrida a 18 anni di carcere, Rosario Bosco, Nicola Barbato e Bernardino Verro a 12 anni di carcere quali capi e responsabili dei Fasci siciliani. L'on. de Felice fu difeso in sede giudiziaria dall' avvocato siciliano G.B. Impallomeni. Nel 1895, con un atto di amnistia, venne concessa la clemenza a tutti i condannati in seguito ai fatti dei Fasci siciliani.
Si concludeva così, in modo violento, il primo vero tentativo di emancipazione delle classi più umili, organizzato contro i proprietari fondiari.
da wikipedia

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